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domenica 21 febbraio 2010

museo Fattori, Livorno

Qualche giorno fa sono stata a visitare questo museo, uno dei più importanti di Livorno, dopo tanti anni. L’ultima volta c’ero stata in gita con la scuola troppi anni fa, ormai non mi ricordavo nemmeno com’era, e poi adesso posso vederlo con altri occhi e apprezzarlo sicuramente di più, infatti così è stato.

Il museo è ospitato nella bellissima ottocentesca villa Mimbelli, una cornice altrettanto suggestiva e interessante dell’esposizione. La villa è sontuosa, in stile eclettico, piena di stanze riccamente decorate in stili diversi.
Alcune sale sono davvero spettacolari, come la curiosa sala turca con bellissimi mosaici rosso, azzurro e oro, la sala da ballo, tutta dorata e ricoperta di specchi, e la sala adiacente, con un caminetto ornato da putti e pennuti esotici ed un bellissimo affresco sul soffitto, che rappresenta l’inaugurazione del monumento ai Quattro Mori, in primo piano Ferdinando II presenta a Vittoria della Rovere lo scultore Pietro Tacca, che realizzò le statue dei Mori. Sullo sfondo la Fortezza Vecchia e i livornesi.
Lo scalone centrale è pazzesco, il vano è completamente affrescato con scorci della città di Livorno, e la balaustra è ornata da statue di ceramica di putti, ognuno in una posa diversa.

Insomma, anche se non ci fosse dentro il museo Fattori la villa è talmente ricca e affascinante che vale la pena visitarla, ma comunque anche l’esposizione è di notevole interesse. Al piano terra sono esposte alcune opere di artisti moderni livornesi o legati alla città, ma non mi hanno colpito particolarmente.
Sicuramente più interessante sono il primo e il secondo piano, che ospitano i pezzi forti del museo, ovvero la collezione di opere dei pittori macchiaioli, e principalmente di Giovanni Fattori. Le opere di Giovanni Fattori comprendono alcune incisioni ma soprattutto quadri, che spaziano dai primi lavori della seconda metà dell’800, grandi tele raffiguranti battaglie e momenti salienti della lotta per l’Unità d’Italia (Fattori partecipò attivamente alle battaglie risorgimentali), a quelli più propriamente legati alla corrente dei Macchiaioli, dove spesso rappresenta scene di vita delle campagne e momenti quotidiani.
Tutte le sue opere sono caratterizzate dalla grande attenzione al paesaggio, quello che lui amava di più, la Maremma, Livorno, la Toscana. I personaggi sembrano quasi un pretesto per raffigurare le colline, i campi, i buoi massicci, le tamerici spazzate dal vento, paesaggi vibranti ed emozionanti.
Nel museo sono esposti anche alcuni effetti personali del pittore, come il letto (piccino!) e il torchio che usava per le incisioni.

Per fornire un’idea del contesto culturale e artistico dell’epoca e del luogo sono esposte anche numerose opere di altri pittori macchiaioli, come Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Telemaco Signorini, Giovanni Boldini. Una sala intera è dedicata all’allievo di Fattori, Plinio Novellini, ed una ai ritratti di Gordigiani e Vittorio Corcos. Quest’ultimo pittore non lo conoscevo bene, ma sono rimasta davvero colpita dai suoi ritratti, molto espressivi, particolari e con una certa vena ironica che sembra uscire dagli sguardi sornioni, dai sorrisetti dei personaggi e dagli sfondi, a volte piuttosto insoliti.

Insomma, una tappa da non perdere durante una visita a Livorno, la villa è davvero spettacolare, e l’esposizione è molto interessante e coinvolgente, sia per gli appassionati d’arte moderna che per i semplici curiosi.
la sala turca di Villa Mimbelli

l'affresco dell'inaugurazione dei 4 mori

il letto di Giovanni Fattori

mercoledì 10 febbraio 2010

museo di Storia Naturale del Mediterraneo, Livorno

Qualche settimana fa con mia mamma ci siamo finalmente decise a visitare il museo di Storia Naturale del Mediterraneo, un museo che avevo visitato da piccolissima, prima del restauro e dell’ampliamento con nuove sale e nuove collezioni.
Soprattutto volevo vedere lo scheletro della balena Annie, una balenottera comune che nel 1990 si spiaggiò sulle coste livornesi.

Il museo è ospitato a villa Henderson, che dopo il restauro è diventata davvero bella e particolare, per il connubio tra architettura tradizionale e moderna. L’edificio principale, quello della villa ottocentesca, è affiancato da una nuova struttura in acciaio e vetro; dietro alla villa c’è un piccolo orto botanico e altri due padiglioni, quello degli invertebrati e la serra in vetro e acciaio che ospita mostre temporanee. Ma la struttura più notevole è sicuramente la sala del mare, di cui vi parlerò più avanti.

Abbiamo seguito il percorso che ci ha consigliato l’addetta al museo, cominciando dall’edificio principale, e dalla sala dedicata alla preistoria dell’uomo. Una sala abbastanza interessante, che espone alcuni reperti di manufatti in pietra e argilla e fossili di vario tipo, ritrovati nel territorio livornese, e parecchie riproduzioni di ritrovamenti archeologici ben più importanti come la grotta di Lescaux.Poi abbiamo proseguito con la sala dedicata alla geologia, soprattutto dell’area livornese, con numerosi minerali, cristalli, geodi, e una curiosa vetrina con minerali fosforescenti. Queste due sezioni le ho trovate interessanti si, ma non troppo…
La sezione successiva, al primo piano è dedicata al volo in natura, e mi pare specificatamente pensata per i ragazzi. Contiene alcune riproduzioni giganti di insetti e uccelli, e vetrine con animali imbalsamati (insetti, farfalle, pipistrelli). Carino l’excursus sui semi di alcune specie che utilizzano strategie di volo per propagarsi.

la mia mamma e una libellula gigante nella sala dedicata al volo in natura

Quindi siamo uscite in giardino e ci siamo dedicate alla serra delle esposizioni temporanee, che ci è piaciuta molto, sia per l’ambiente luminoso e piacevole che per l’esposizione che c’era in quel momento, dedicata all’antico Portus Pisanus, ovvero l’insediamento romano che si trovava dove adesso c’è Livorno. Erano esposte numerose anfore e altri manufatti di argilla, alcuni molto curiosi perchè scarti della fornace dove erano rimaste impresse le impronte delle dita del vasaio o delle zampette di qualche animaletto di passaggio, o addirittura del sandalo di un soldato romano.
Numerosi pannelli spiegavano i reperti, la loro funzione e la vita e l’organizzazione del Portus Pisanus; davvero curioso e interessante l’approfondimento sul “garum”, una salsa di pesce tipica della zona, molto apprezzata all’epoca romana (tanto che veniva esportata in molte province), ma che in realtà mi pare una schifezza: un mix di interiora di pesce marcio, spezie e altra roba assai poco appetitosa, ma di cui sono state trovate tantissime tracce. Mia mamma poi ha simpaticamente proposto garum per cena :-D
la serra delle esposizioni temporanee

Siccome il tempo stringeva abbiamo saltato la sala dgli invertebrati (peccato, mi piacciono!) e siamo passate alla cosa che ci ispirava di più: la sala del mare.
Si tratta di una grande sala isolata dall’edificio principale, parzialmente interrata e con una copertura moderna e dalla forma sinuosa che ricorda il profilo di una balena che emerge dall’acqua. Ed infatti la sala contiene proprio balene all’interno. Il grande spazio interno è illuminato da luci soffuse molto suggestive, e al centro sono esposti due enormi scheletri, uno di capodoglio ed uno della enorme e mitica balenottera Annie. Mitica per me, perché quando si spiaggiò vicino a Livorno io avevo 10 anni, e mio nonno mi portò a vedere lo spettacolo della balena appena morta (probabilmente di malattia perché era messa piuttosto male).
Inoltre sono presenti alcuni diorami di ecosistemi marini (carini e ben fatti ma poco interessanti) e sono esposti altri scheletri di cetacei nelle vetrine disposte sulle pareti, e due “dolio”, enormi orci di terracotta che i romani interravano, per la conservazione di alimenti e liquidi, ritrovati nel mare davanti a Livorno dai sommozzatori dei pompieri.

la sala del mare dall'esterno

La visita ci è piaciuta tanto, sia a me che a mia mamma, soprattutto la sala del mare, spettacolare per l’architettura e per gli scheletri enormi, ma anche la mostra sul Portus Pisanus era notevole.

domenica 7 febbraio 2010

Duomo di Livorno


Qualche giorno fa sono stata a visitare il duomo della mia città, Livorno, dopo tanti anni che non ci entravo… devo dire che le poche volte che ci sono stata era in occasione di funerali, quindi è stato bello vederlo finalmente non listato a lutto!

Il duomo di Livorno è stato costruito a cavallo tra il ‘500 ed il ‘600, su progetto di Bernardo Buontalenti, secondo lo stile più in voga nel Granducato Toscano a quell’epoca, un mix di architettura tardo-rinascimentale ed elementi di quello che veniva considerato l’ordine nazionale dell’Etruria, riscoperto e riportato in auge dal trattato del Leon Battista Alberti. Il progetto iniziale prevedeva un porticato di colonne binate su tre lati, me poi venne realizzato solo in facciata.
L’esterno è piuttosto semplice e austero, pareti spoglie in mattoni, facciata in marmo, con lo stemma mediceo al centro del timpano.


Anche l’interno, a navata unica con due cappelle laterali, è molto semplice, le pareti sono lisce, soltanto scandite da lesene di marmo e ornate da dipinti e qualche semplice altare. Il soffitto ligneo intagliato purtroppo è stato distrutto dai bombardamenti, ma nella ricostruzione sono stati ricollocati alcuni dei grandi dipinti originali.
Anche due delle tre cappelle sono state distrutte e ricostruite, ma per fortuna quella che si è salvata rimane a testimonianza della bellezza originaria del duomo.
La cappella del Santissimo Sacramento è semplice e armonica, con un altare con colonne marmoree ed un piccolo baldacchino. Nell’altare è esposta una piccola meraviglia: una tavola lignea del Beato Angelico che raffigura Cristo Coronato di Spine, motivo principale della mia visita. Un ritratto in primo piano veramente coinvolgente che esprime alla perfezione la sofferenza e lo sgomento. L’ho osservato a lungo, e sono arrivata alla conclusione che è molto espressivo e inquietante, con quegli gli occhi iniettati di sangue e l’espressione disperata…


Il duomo di trova in piazza Grande, quella che una volta si chiamava piazza d’Armi ed era una delle piazze più grandi d’Europa (finché non è stata dimezzata nel dopoguerra con un palazzo centrale assolutamente insulso e piuttosto inutile), e costituisce il punto focale di quella che era una lunga prospettiva, una elegante scenografia per le parate e le feste dei Granduchi, che hanno spesso utilizzato la città di Livorno per manifestare la loro potenza.

navata del Duomo di Livorno

l'altare che ospita il Cristo Coronato di Spine del Beato Angelico

abside del duomo

mercoledì 3 febbraio 2010

Santa Caterina, Livorno

Santa Caterina è forse la chiesa più bella e particolare di Livorno, almeno dal mio personale punto di vista, sia per la sua collocazione che per la sua forma particolare e unica in città. La chiesa si trova nello storico quartiere della Venezia Nuova, in piazza dei Domenicani, ed infatti è chiamata anche chiesa dei Domenicani.

La chiesa è un punto di riferimento visivo nel quartiere di Venezia, con la sua alta cupola ottagonale, la facciata ruvida e incompleta, i fianchi semplici e spogli. Si trova in un punto molto caratteristico e suggestivo, una piazza a cavallo tra l’acqua del fosso, il marmo e i mattoncini rossi del ponte che lo attraversa, allo sbocco dell’elegante via Borra.
Santa Caterina fu costruita all’inizio del ‘700 su progetto dell’architetto Del Fantasia, che dovette risolvere numerosi problemi, anche statici, che lo costrinsero a rinforzare la grande cupola con il tiburio ottagonale esterno.

Ma la vera meraviglia è all’interno: uno spazio grande e luminoso, una pianta centrale circondata da cappelle laterali, ed una grande cupola alta 38 metri completamente affrescata.
Le pareti della chiesa sono ricche di decorazioni barocche, colonne in marmo, lesene scolpite, archi trionfali con l’intradosso affrescato…
L’ambiente è luminoso grazie alle aperture nel tamburo della cupola, e nonostante non sia grandissimo da una sensazione di spazialità accentuata dalle decorazioni e dall’impianto centrale sormontato dalla grande cupola.

Le cappelle laterali sono davvero belle e riservano numerose sorprese. Quella che mi è piaciuta di più è la cappella alla sinistra dell’altare maggiore, dedicata alla Madonna del Rosario e che conserva un presepe ligneo di Cesare Tarrini; l’altare è piuttosto insolito perché presenta quattro colonne (di solito gli altari ne hanno due), e le pareti sono decorate con affreschi di Giuseppe Maria Terreni molto affascinanti, delle strutture architettoniche e scultoree dipinte con un sorprendente effetto trompe l’oeil tridimensionale.
L’altare maggiore ospita una grande pala lignea dipinta da Giorgio Vasari (la si può ammirare solo da un paio d’anni, a causa di un lunghissimo restauro), che era originariamente conservata in Vaticano e che fu donata poi a Livorno.

Insomma, Santa Caterina merita davvero una visita, sia per le opere d’arte barocca collocate all’interno, ma soprattutto per la struttura particolare e per la collocazione affascinante e suggestiva, nel cuore della Venezia.

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